Si tratta della terza nonché definitiva residenza dei Trinci, signori della città dal 1305, dopo la cacciata degli Anastasi, al 1439. Essa sorge nella contrada della Piazza vecchia, nel cuore della città, attuale Piazza della Repubblica, lungo il suo lato settentrionale. Il palazzo è il risultato della ristrutturazione e dell’accorpamento di precedenti nuclei abitativi, databili tra la prima metà del XIII secolo e gli inizi del XIV, acquistati, dal 1388, dal ricco mercante Giovanni Ciccarelli de’ Zitelli. Fu il figlio Giacomo a vendere le proprietà del padre a Ugolino III Trinci, a cui va attribuita la realizzazione del meraviglioso complesso del gotico cortese, nato dall’accorpamento degli antichi edifici in stile romanico ai fabbricati gotici acquisiti più recentemente. Esso è concepito come cerniera architettonica tra le strutture-cardine della città, la Cattedrale da un lato e il Palazzo comunale dall’altro, simboli rispettivamente del potere ecclesiastico-religioso e di quello civile-politico, ai quali il Palazzo Trinci era collegato anche fisicamente tramite due cavalcavia (abbattuto nel XVIII secolo perché pericolante quello di collegamento con il Palazzo Comunale), evidente volontà di controllo egemonico da parte della famiglia.
La struttura tardo-gotica, una delle più suggestive dell’Italia centrale, è ispirata prevalentemente al modello fiorentino trecentesco, ma presenta anche contaminazioni derivate dall’architettura dei palazzi nobiliari dell’Italia settentrionale.
La struttura si articola in tre livelli, mirabilmente raccordati dalla cosiddetta scala gotica, “perno strutturale attorno al quale ruota l’organizzazione degli spazi”, come sostiene Cristina Galassi. Le “case nuove” dei Trinci svolgono molteplici funzioni: sono spazio destinato all’esercizio dell’attività mercantile della famiglia e abitazione privata, rispettivamente nei fondaci del pianterreno e nelle stanze del piano nobile, le cosiddette “Stanze di Costanza”, abitazione di Costanza Orsini, moglie di Ugolino III Trinci e sono luogo di rappresentanza della vita pubblica della città e di esercizio del potere, funzioni svolte nelle stanze affrescate del secondo piano.
La facciata neoclassica del Palazzo è stata realizzata fra 1842 e 1847 da Vincenzo Vitali su un progetto di Odoardo Poggi, poi modificato da Sigismondo Ferretti mentre la scalinata del cortile è stata eretta da Cesare Bazzani nel 1927, per evocare l’originale scala gotica interna.
Il completamento del ciclo di affreschi che decorano gli ambienti di rappresentanza (Loggia, Sala degli Imperatori e Camera delle Rose) al secondo piano risale al 1411-1412. Recenti scoperte documentarie hanno permesso di attribuire tali dipinti al maestro Gentile da Fabriano e ai suoi numerosi collaboratori (Jacopo Bellini da Venezia, Paolo Nocchi da Foligno, Francesco Giamboni da Bologna, Battista di Domenico da Padova). Questa attribuzione si deve al ritrovamento del cosiddetto taccuino Coltellini, ossia del taccuino dell’erudito settecentesco Ludovico Coltellini, redatto tra 1770 e 1780. Gli appunti descrivono un percorso all’interno del Palazzo e sono corredati di disegni molto accurati che riproducono le emergenze artistiche più significative. Lo stesso taccuino riporta, inoltre, stralci di quietanze di pagamento rilasciate dal pittore tardogotico Gentile da Fabriano a Ugolino Trinci, in data 27 agosto 1411 e 12 gennaio 1412; i rapporti con Gentile da Fabriano sono forse spiegabili con i legami dinastici e familiari che i Trinci stabilirono con i Chiavelli di Fabriano.
Questo secondo piano si articola in più ambienti:
- La Loggia, affrescata con storie relative alle origini mitiche di Roma, a partire dall’unione tra Rea Silvia e il dio Marte fino alla fondazione di Roma da parte di Romolo e Remo. Ogni singolo episodio è commentato da versi in volgare, oggi visibili in modo frammentario, trascritti dall’erudito Ludovico Jacobilli. Si è ipotizzato un diretto intervento di Gentile da Fabriano per questo ciclo di affreschi in cui si colgono i tipici espedienti tecnici del pittore di Fabriano, come l’ornamento a mezzaluna sulla fronte del cavallo, nella scena dell’esecuzione di Rea Silvia, identico in un particolare dell’Adorazione dei Magi agli Uffizi (1423).
- La Cappella, la cui decorazione, commissionata dall’ultimo dei dinasti Corrado Trinci, costituisce l’ultimo intervento decorativo promosso dai Trinci all’interno del Palazzo, eseguita nel 1424 dall’eugubino Ottaviano Nelli, come si evince dall’iscrizione che corre sotto la scena della Natività.Il ciclo pittorico della Cappella di Palazzo Trinci è dedicato, come molte cappelle palatine del tardo Medioevo, alla vita di Maria e trae spunto letterario dalla Leggenda Aurea di Jacopo da Varazze. Gli episodi, che si articolano in sedici scene, si sviluppano lungo tutte le superfici della Cappella, nelle quattro vele, nelle cornici e nei costoloni della volta così da non lasciare alcuno spazio vuoto. La Cappella fu l’unico luogo del Palazzo a scampare alla damnatio memoriae che, nel tentativo di cancellare ogni traccia della signoria folignate, mutilò gli affreschi delle sale e raschiò gli stemmi e gli emblemi di casa Trinci.
- La Camera delle Rose (o Sala delle Arti Liberali e dei Pianeti), un tempo così chiamata per la presenza di rose vermiglie, emblema di Ugolino Trinci, nella fascia bianca, rossa e verde (i colori dei Trinci) che funge da cornice superiore del ciclo affrescato. Nella stanza, che probabilmente aveva la funzione di studio o biblioteca, viene sviluppato il tema frezziano delle Età dell’Uomo, insieme alla rappresentazione delle Arti Liberali, dei Pianeti e delle Ore del giorno, da cui l’altro nome della sala, Sala delle arti Liberali e dei Pianeti. Nella parete nord, a sinistra, si ammira il tema delle sette Arti Liberali (del Trivio e del Quadrivio), rappresentate da figure femminili sedute su pregevoli troni gotici, su un fondo di azzurrite che simula un arazzo sospeso. Nella parete opposta è la serie dei Pianeti, secondo un ordine collegato ai giorni della settimana e, accostate ad essi, entro tondi o ruote, le Età dell’Uomo, rappresentate all’interno del tondo da figure umane corrispondenti alle Età, a loro volta collegate con le Ore del giorno, rappresentate, nella corona circolare esterna degli stessi cerchi, dalla posizione del Sole nel cielo.
- Il Corridoio. Lungo il corridoio di collegamento con Palazzo delle Canoniche, è raffigurato, sulla parete sinistra, il tema dei Nove Prodi, tre del mondo ebraico (Giosuè, David e Giuda Maccabeo), tre del mondo greco-romano (Ettore, perduto, Giulio Cesare, di cui rimane solo la parte inferiore sinistra e Alessandro Magno), tre del mondo cristiano (Re Artù, Carlo Magno e Goffredo di Buglione) a cui si uniscono le immagini di due Uomini Famosi, Romolo e, probabilmente, Scipione Africano. Questo ciclo decorativo è andato a sovrapporsi ad uno precedente realizzato intorno al 1407 raffigurante il tema delle Età dell’Uomo, in pittura monocroma, attribuito al pittore folignate Paolo Nocchi. Si presume, quindi, che nel 1411 la vecchia decorazione del corridoio sia stata occultata per un cambiamento di programma del committente, intento ad attualizzare la decorazione stessa dell’edificio, preferendo affidarne la realizzazione all’equipe di Gentile da Fabriano, in cui fu compreso, comunque, lo stesso Paolo Nocchi. Il tema delle Età dell’Uomo non venne, tuttavia, escluso dal programma, ma solo trasferito sulla parete opposta del corridoio, all’interno di una decorazione vegetale. Tutto il Corridoio rivela il suo debito nei confronti della Francia, debito riscontrabile nella storia di Foligno, in cui si ricorda che nel corso del Trecento i due fratelli Paolo e Pietro Trinci, vescovi rispettivamente di Foligno e di Spoleto, svolgevano importanti incarichi prelatizi ad Avignone, dove è probabile che essi acquistassero testi miniati e libri, confluiti poi all’interno del patrimonio librario della famiglia. Sulla parete sopra la porta di accesso al Palazzo delle Canoniche è rappresentato un personaggio maschile, con mantello e cappuccio, inginocchiato mentre legge un libro. Si tratta probabilmente della raffigurazione dell’umanista Francesco da Fiano, che si è qui voluto omaggiare in quanto ideatore supremo dei cicli pittorici.
- La Sala degli Imperatori (o dei Giganti), che presenta il tema degli Uomini Famosi. In questa sala sono rappresentati venti personaggi, definiti “giganti” per le dimensioni colossali, disposti all’interno di finte arcate ogivali, al di sotto delle quali corre l’iscrizione esplicativa della figura eroica soprastante, poggiante su uno zoccolo fatto di specchiature di finti marmi e scacchiere alternate. I “giganti” poggiano su un fraticello erboso, in cui compare un ricco e preciso repertorio di specie vegetali, quasi un erbario antico. I personaggi rappresentati appartengono al periodo storico che va da Romolo a Traiano e mostravano in origine dettagli, quali armature, calzari e spade, in lamina d’oro d’ argento. Essi sono selezionati soprattutto in virtù del loro valore militare (si tratta principalmente di soldati, generali, re che vincono nemici) e della loro primitiva paupertas, del loro senso della giustizia. La parata si interrompe con la rappresentazione, nella finta loggia dipinta sulla parete est, di alcuni personaggi vestiti in eleganti abiti del tempo con i colori dei Trinci (bianco, rosso e verde), probabilmente da identificare con Ugolino e sua moglie Costanza, presentati come attori-spettatori di questa nobile sfilata.
- La Sala di Sisto IV, grande ambiente, in origine coperto da capriate, a ridosso della Sala degli Imperatori. Questa sala venne completamente modificata dopo la caduta dei Trinci, quando l’intero edificio divenne residenza dei governatori apostolici, a seguito della restauratio effettuata dal cardinale Vitelleschi e il ritorno di Foligno sotto l’influenza dello Stato della Chiesa. Venne inserito un soffitto a carena, fatto di tavolette dipinte a tempera con i simboli araldici della famiglia della Rovere, da cui proviene Papa Sisto IV, con al centro lo stemma papale dei della Rovere (fronde e ghiande di quercia) e quello del cardinale Giovanni Battista Savelli.
- La Sala del Governatore, collocata al secondo piano dell’ala meridionale, è decorata da un ciclo pittorico manierista, ora frammentario, che probabilmente rappresenta un tema di ispirazione neoplatonica sull’amore. Gli affreschi, databili attorno agli anni Quaranta del Cinquecento, sono da attribuire al pittore Dono Doni.
Nel secondo piano del Palazzo, inoltre, è presente la cosiddetta Sala Giuseppe Piermarini. Essa fu intitolata all’architetto folignate il 27 settembre 1908, in occasione del centenario della sua morte, come ricorda la lapide posta sulla parete nord, ed è destinata a raccogliere gli scritti e i disegni dell’architetto. Attualmente vi sono conservati il busto in gesso, due ritratti a stampa e gli strumenti di lavoro del Piermarini. Viene, inoltre, ricordato il suo progetto più famoso, quello per la realizzazione del Teatro alla Scala di Milano
Palazzo Trinci è, inoltre, sede della Pinacoteca Comunale, divisa in tre sezioni, `300, `400 e `500, del Museo Archeologico, comprendente un’ampia documentazione delle popolazioni umbre dei Fulginates e dei Plestini e la raccolta archeologica realizzata dalla famiglia Trinci, del Museo dell’Istituzione Comunale, cheraccoglie testimonianze sull’Istituzione comunale a Foligno, entro un arco di tempo che va dal Quattrocento all’Unità d’Italia, attraverso momenti di vita quotidiana ed oggetti di uso istituzionale e del Museo Multimediale dei Tornei, delle Giostre e dei Giochi, inaugurato ufficialmente nel febbraio 2001 e frutto di un notevole lavoro di ricerca, che si pone come obiettivo quello di fare di Foligno un punto di riferimento per lo studio, la storia e l’attualità di giostre e tornei dal Medioevo all’Ottocento.
Accessibilità
Le persone con disabilità che arrivano in auto possono parcheggiare, se muniti di permesso, nella Piazza davanti al Museo; per visitarlo devono suonare un campanello all’ingresso principale, posto, insieme al citofono, ad un’altezza di cm 145. Una persona del personale addetto al Museo accompagnerà i visitatori con disabilità ad un ingresso secondario, servito da un ascensore che ha la porta con luce netta di cm 90 e la cabina una profondità di cm 150. Il Museo è collocato su piani sfalsati. Le sale museali del secondo piano, dove c’è la pinacoteca del ‘300, sono visitabili senza difficoltà; breve rampe in legno collegano le sale. Dal secondo piano è possibile continuare la visita al Museo archeologico, tramite due montascale che hanno una pedana larga cm 69 e profonda cm 85. Al secondo piano c’è anche la sala conferenze e l’aula didattica (all’ingresso c’è una rampa lunga m 2 e con pendenza del 10% circa). Al terzo piano sono collocate le sale affrescate e la pinacoteca del ‘400 e del ‘500, tutte visitabili senza difficoltà, tranne la cappella Nelli che ha 4 gradini all’ingresso. Al piano terra, sotto lo scalone principale, sono collocati gli ambienti in cui si possono ammirare i mosaici e il pozzo, per accedere ai quali occorre farsi aprire la porta dal personale. L’ingresso a questi ambienti e la sala dei mosaici presentano due scivoli superabili con accompagnatori. Per continuare la visita ed accedere al Museo Multimediale occorre uscire dall’ingresso principale, girare subito a destra, percorrendo, quindi, via Gramsci e, dopo circa 70 m, girare ancora a destra in Via del Quattrocento, dove si trova l’ingresso del Museo Multimediale, collocato al primo piano dell’ala sud-occidentale di Palazzo Trinci. Le persone disabili possono accedervi tramite un ascensore: la porta ha una luce netta di cm 80 e la cabina ha una profondità di cm 140. Le sale del Museo Multimediale sono visitabili senza ostacoli, mentre per l’accesso alla postazione informatica c’è una rampa in mattoni che ha una lunghezza di cm 186 e una pendenza del 18% circa. In tutti i piani del Museo c’é un servizio igienico riservato alle persone disabili. Il bagno situato al piano terra, nell’ambiente in cui sono stati collocati i mosaici, ha un gradino all’ingresso con un’altezza di cm 10.
Galleria
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