Al confine fra le Marche e l’Umbria, ai piedi del gruppo del M. Pennino, si estendono i cosiddetti Altipiani Plestini (o di Colfiorito), per la presenza dei resti dell’antica città romana di Plestia, che forniscono a questa porzione dell’Umbria motivi di interessi legati ad elementi storico-archeologici dell’area; tutto ciò è la testimonianza evidente di come questo sia stato un territorio insediato e modellato dall’uomo e dalle sue attività produttive, per le quali sono stati necessari diversi tentativi di bonifica, dall’epoca romana fino al secolo scorso (ricordiamo, ad esempio, la “Botte dei Varano”, galleria sotterranea fatta costruire dai Da Varano, signori di Camerino, nel XV secolo, con la quale fu prosciugato il Piano di Colfiorito, che includeva fino ad allora l’antico Lacus Plestinus, il Lago di Plestia).
Gli altipiani sono caratterizzati dalla presenza di vaste zone pianeggianti, denominate “piani”, che sono in gran parte resti di antichi laghi prosciugatisi naturalmente o bonificati dall’uomo. Essi sono i Piani di Colfiorito, Cesi, Popola, Annifo, Collocroce, Arvello, Ricciano e la palude di Colfiorito e sono compresi a quote fra 750 e 790 m circa. Questi paini, tutti di origine tettonica e con fenomeni carsici, sono bordati da faglie, in corrispondenza delle quali si aprono alcuni inghiottitoi. Durante il periodo piovoso (dall’autunno all’inizio della primavera) si possono riempire d’acqua, che viene poi lentamente smaltita attraverso uno o più inghiottitoi, permanendo al centro di essi soltanto in pochi casi, come nella palude di Colfiorito (laghi carsici temporanei). Grazie al particolare regime dell’acqua, sul fondo dei piani si è insediata una vegetazione che tende a disporsi in fasce concentriche in relazione alla durata del periodo di inondazione e alla profondità.
Oltrepassato il valico di Colfiorito, degna di nota è la palude di Colfiorito, il sistema naturalistico più importante dell’area Parco Regionale di Colfiorito. Attualmente estesa su una superficie di 106 ettari che lambiscono in parte la Strada Statale 77, la palude è distante pochi chilometri dal confine amministrativo che separa l’Umbria dalle Marche, in un territorio appenninico quasi a cavallo delle Province di Perugia e Macerata. È posta a circa 752 m s.l.m. e costituisce “l’ecosistema naturale più complesso degli Altipiani nonché uno dei più significativi d’Italia”, un biotipo di notevole interesse ambientale, il cui pregio, sia floristico-vegetazionale che faunistico, è stato più volte riconosciuto e del quale si è proposta la tutela e la valorizzazione nel corso degli ultimi anni. È bene ricordare, tra le iniziative in tal senso: l’inserimento nel 1977 della palude nell’elenco delle Zone umide di valore internazionale, riconosciute dalla Convenzione di Ramsar (Iran), finalizzata alla protezione di habitat per uccelli acquatici; l’istituzione, con la Legge regionale n.9 del 3 marzo 1995, del Parco di Colfiorito; il riconoscimento di un’area ZPS (Zona di Protezione Speciale) e di un’area SIC (Sito di Importanza Comunitaria); l’inclusione tra le aree IBA (“Important Bird Areas”).
La palude occupa il fondo di una depressione di origine tettonica, circondata da rilievi alto-collinari e submontani, tra cui il Monte Orve (926 m), noto per la cima che presenta i resti di mura in opera poligonale di un antico castelliere.
La palude di Colfiorito rappresenta l’unico residuo dei bacini lacustri che un tempo ricoprivano gli Altipiani Plestini; inoltre, quello della palude, tra tutti i sottobacini, risulta essere l’unico a rimanere ricoperto d’acqua durante tutto l’anno, completamente o parzialmente. L’apporto di acqua della palude è connesso principalmente alle precipitazioni atmosferiche e solo in piccola parte all’acqua scaturita da alcune sorgive; il suo deflusso è, invece, principalmente assicurato dall’Inghiottitoio del Molinaccio, così chiamato per la presenza di un antico mulino, ora rudere, e da altri inghiottitoi minori.
Accessibilità
Il Percorso Naturalistico di Colfiorito, è un sentiero che si snoda accanto alla palude ed é lungo circa 700/800 m e largo circa 1 m; la pavimentazione è composta da un conglomerato cementizio che permette alle persone su sedia a ruote di percorrerlo senza grosse difficoltà. I tavoli per i pic-nic, posti lungo il percorso, non permettono l’accostamento frontale con la sedia a ruote.
Il percorso inizia dalla strada che conduce alla frazione di Forcatura e finisce in zona del Molinaccio (nome che deriva dalla presenza di un antico mulino).
Le pendenze che s’incontrano lungo il percorso non sono molto difficoltose, tranne l’ultima, dove ci sono i resti dell’antico mulino, un tratto di circa 30 m con pendenza dell’8% circa, con manto erboso, pavimentazione sconnessa e un gradino per accedere alla pedana in legno (punto di osservazione).
Le persone che arrivano in auto possono parcheggiare nelle piazzole di sosta poste all’inizio e alla fine del percorso.
Galleria
Mappa
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