Sorge su un colle nelle immediate vicinanze di Foligno, lungo la strada per Sassovivo, la chiesa-convento di San Bartolomeo, che prende il suo nome da una vicina sorgente (Fonte Marana), tuttora attiva. Venne eretto a partire dal 1408 da Ugolino Trinci e completato nel 1415 dal figlio Nicolò, con lo scopo di prestare ospitalità ai frati della regolare osservanza francescana promossa da frate Paoluccio Trinci. La facciata attuale della chiesa, il cui progetto è stato erroneamente attribuito all’architetto folignate Giuseppe Piermarini, è stata edificata fra il 1731 e il 1736 dal maestro muratore Angelo Giacobetti ed è considerata “una fra le più interessanti manifestazioni di architettura religiosa del ‘700 in Foligno”. Il prospetto ha subito interventi di restauro nel 1952 e nel 1991, dopo essere stato danneggiato dalla caduta di un fulmine nel 1934. La chiesa, di stile barocco, fu ampliata nel 1600-1700, unitamente al chiostro e al Convento. All’interno degne di menzione sono, nella cappella di sinistra (cappella di San Bartolomeo), tavola con Martirio di San Bartolomeo, ultima opera di Niccolò Alunno, terminata nel 1503 dal figlio Lattanzio e, nel timpano, San Bartolomeo, opera forse dello stesso Lattanzio. Sull’altare è una tela che raffigura Madonna con Bambino e Santi (sec. XVII). La cappella a destra, simmetricamente disposta di fronte alla cappella di San Bartolomeo, fu eretta nel 1676 per accogliere una riproduzione, su scala ridotta, del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Degna di nota è la tela attribuita a Tommaso Nasiniraffigurante I santi Giovanni da Capestrano e Pasquale Baylon; sull’altare maggiore, L’Immacolata e i santi Gioacchino e Anna, tela di Felice Damiani e, ai lati, statue di San Bartolomeo e di San Francesco. A sinistra del presbiterio, La Veronica, tavola di Nicolò Circignani detto il Pomarancio e, a destra, tela con il Beato Antonio da Stroncone. Dietro l’altare maggiore si notano tracce di un dipinto quattrocentesco attribuito a Bartolomeo di Tommaso rappresentante una grande Crocifissione.
Lungo la navata, quindici stazioni della Via Crucis, opera iniziata nel 1732 e rimasta incompleta per la morte dell’autore, il minorita fra Ippolito Lemmi da Coceto, e statue di quattro Dottori della chiesa, realizzate nel 1705.

Altre opere da ammirare sono: il coro ligneo di stile certosino e, nella sacrestia, armadi e genuflessori a intaglio e intarsio di ottima fattura (sec. XVII) e volta affrescata con l’Immacolata e i santi Francesco, Bartolomeo, Antonio da Padova e Feliciano, opera attribuita al “Pittore di Popola”.
L’ingresso al Convento, la cui struttura è rimasta pressoché inalterata dalla metà del XVII secolo, fu decorato da frate Ippolito Lemmi da Coceto (Orvieto) con un ciclo di affreschi che hanno come soggetto Storie della Beata Angela da Foligno; i cartigli sottostanti ne illustrano, in forma metrica, i contenuti degli episodi.

Il chiostro, a sei arcate per lato sostenute da pilastri poligonali, fu ricostruito tra 1712 e 1714 dal maestro muratore Antonio Ponti.
Il lato del chiostro più prezioso è quello del primitivo conventino, fatto costruire da Nicolò Trinci (circa 1406-15) e voluto da frate Paoluccio Trinci. Sempre a frate Ippolito Lemmi da Coceto si deve la decorazione a tempera del chiostro con un ciclo di 24 Storie del beato Paoluccio Trinci e la decorazione degli ovali con raffigurazioni di santi e beati dell’ordine francescano. Dello stesso artista anche i dipinti nel refettorio: Cristo servito dagli angeli (1721), nella parete di fondo, e l’Annunciazione (1722), nella controfacciata. Degna di menzione è, infine, la ricca biblioteca con una libreria realizzata nel 1702 dall’artigiano Giuseppe Spinelli e decorata dal pittore Giovan Battista Pagliarini.

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