Secondo la tradizione la cattedrale sarebbe sorta in età paleocristiana sul luogo della sepoltura di San Feliciano, probabilmente primo Vescovo della Diocesi, martirizzato al tempo dell’imperatore Decio, intorno alla metà del III secolo d.C. Intorno ad un primo sacello venne presumibilmente eretto, tra l’VIII e il X secolo, un edificio in forma di basilica con cripta che costituì il primo nucleo fortificato della città, il Castrum Sancti Feliciani. La cattedrale ha assunto la forma attuale in seguito a modificazioni effettuate in epoche diverse. Un’iscrizione che corre lungo la facciata principale della cattedrale ci informa che questa venne rinnovata nell’anno 1133 per volere del Vescovo Marco, in tempo di grave carestia. Intorno alla metà del secolo si inserisce l’attività dell’architetto Luigi Vanvitelli, il quale, presente a Foligno nel 1769, fu invitato a lavorare al progetto di cambiamento della cattedrale per il quale si impegnò fino alla sua morte, nel 1773, dopo la quale fu succeduto dal suo allievo folignate Giuseppe Piermarini.
I lavori, che conferirono all’interno della cattedrale la veste neoclassica che ancora oggi vediamo, proseguirono fino ai primi decenni dell’Ottocento, anche dopo la morte dell’architetto Piermarini, avvenuta nel 1808, con la costruzione degli altari e il rifacimento del pavimento (rifatto nel 1825 mantenendo l’originario motivo geometrico, ma sostituendo alla pietra locale quella del Pesarese).
Della cattedrale medievale restano le due facciate.
La facciata maggiore, che prospetta su Largo Carducci, idealmente rivolta verso Roma, venne restaurata nel 1904 su progetto dell’architetto Vincenzo Benvenuti. Al di sopra delle otto piccole arcate che formano la loggetta sopra il portale maggiore, si conserva una parte dell’originario paramento in pietra bianca e rosa. Originale è anche l’iscrizione latina che corre sotto la loggetta (“Nell’anno 1133 questa nobile dimora del Padre e di Colui che è stato generato per opera dello Spirito Santo, cominciò ad essere rinnovata da Marco, creato vescovo da Papa Callisto, mentre imperversava una carestia. Il grande Atto era il lapicida e il capo dei conti: che Dio li protegga, li benedica e li aiuti. Amen.)
Il restauro del Novecento ha permesso di inserire nel timpano il mosaico raffigurante il Redentore in trono, i santi Feliciano e Messalina ai lati e il Papa Leone XIII genuflesso, eseguito dalla fabbrica dei mosaici del vaticano, su disegno del pittore folignate Carlo Botti, dono del Pontefice Leone XIII.
La facciata minore prospetta sull’antica platea vetus, attuale Piazza della Repubblica; la sua forma attuale è il frutto della ricostruzione eseguita tra il 1903 e il 1904, su progetto di Vincenzo Benvenuti.
Realizzata nel 1201, grazie ad un intervento del vescovo Anselmo degli Atti, come attestano due iscrizioni leggibili sul portale, nel registro inferiore presenta il maggior numero di elementi architettonici originari: il paramento a filari di piccoli conci bicromi (bianco e rosso ammonitico), il portale a ghiera multipla e la cornice marcapiano con motivi decorativi con protomi umane ed animali, mostri a forma di serpente e metope decorate.
Ricchissimo è l’apparato iconografico di questa facciata, che costituisce senza dubbio uno dei capolavori della scultura romanica monumentale in Umbria, con palesi rinvii alla scultura classica.
Straordinario è il portale, opera dei maestri Ridolfo e Binello. Nel mezzo è inciso sulla pietra il profilo del sole, mentre nel sottostante arco si scorgono le impronte della luna e delle stelle. Nel più interno degli archi sono raffigurati i segni dello zodiaco, tema astrologico allusivo alla ciclicità del tempo. Al centro della sequenza è collocata una formella con i busti del sole e della luna. Sulla faccia esterna della ghiera decorata sono i quattro Viventi dell’Apocalisse (Toro, Aquila, Uomo e Leone), che richiamano sia gli Evangelisti sia le quattro costellazioni cardinali della banda zodiacale. Le due figure femminili nell’intradosso dell’arco sono allusioni all’ortodossia e all’eresia catara, riferimento al messaggio antiereticale e a difesa dell’ortodossia della chiesa cattolica. Le due figure poste nelle facce interne degli stipiti rappresentano Papa Innocenzo III e l’imperatore Ottone IV di Brunswick, a simboleggiare l’alleanza tra Papato e Impero nella lotta antiereticale. La faccia centrale è ornata dal tradizionale tema dell’intreccio vegetale popolato da mostri e animali fantastici insieme a parabole tratte dal Vangelo (i vignaioli) o dalle raccolte di favole medievali (la volpe e il corvo nella cornice marcapiano). La stessa cornice marcapiano sembra voler unire i due temi centrali della facciata, l’allegoria del tempo e il tema antiereticale. La mensola centrale con la testa di uomo bifronte è evidente riferimento al dualismo del tempo.
Di epoca più tarda (1620) è la porta lignea, intagliata.
Il campanile è, alla base, quello medievale, il quale venne ricostruito dall’architetto Vitali nel 1847, in seguito al rovinoso terremoto del 1832. Al suo interno, tuttavia, conserva il piccolo ambiente dove si ritirava in solitudine il beato Pietro Crisci, con affreschi dei primi del Quattrocento di un pittore locale.
L’interno della chiesa è a croce latina e a una sola navata. Esso presenta un altare centrale rialzato e una grande abside inquadrata da un arco trionfale; sotto il presbiterio e l’altare è collocata la cripta. L’ampia navata è frutto della rielaborazione del progetto vanvitelliano. Degno di nota è, nel transetto di destra, in una piccola cappella appositamente costruita nel 1952 il simulacro argenteo di San Feliciano, costituito dalla sedia con baldacchino e dalla figura del santo in rame argentato e dorato con alcune parti in argento massiccio (volto, mani e piede visibile). Splendidi anche i rilievi rappresentanti il martirio del santo, nel postergale della sedia. Nel 1657 la città decise di costruire la sedia d’argento, eseguita a Roma, dopo alterne vicende, dall’argentiere tedesco Giovanni Antonio Gaap (1701-1710), per il già esistente simulacro in legno del primo Quattrocento, recentemente riscoperto ed esposto nel Museo capitolare-diocesano; il simulacro barocco in argento, esposto ogni anno alla venerazione dei fedeli in occasione della processione durante la ricorrenza patronale (24 gennaio), venne realizzato, invece, nel 1732, quando gli argentieri romani Francesco Giardoni e Filippo Tofani fusero la statua disegnata da Giovan Battista Maini, trasportata a Foligno nel 1733. Il simulacro è stato spoliato del volto e delle mani in seguito ad un furto avvenuto nel 1982.
La sistemazione attuale dell’abside è frutto degli interventi degli anni Venti del Settecento, su disegno dell’architetto Sebastiano Cipriani.
Capolavoro dell’intervento tardo-barocco è, sopra l’altare maggiore, il baldacchino in legno scolpito e dorato (1698) a imitazione, in scala ridotta e con alcune varianti, di quello bronzeo realizzato da Gian Lorenzo Bernini per la Basilica di San Pietro a Roma, disegnato dal celebre pittore gesuita padre Andrea Pozzo e realizzato dall’intagliatore folignate Antonio Calcioni su commissione della famiglia Roscioli, di cui riporta su più parti lo stemma. Sotto di questo si trova l’altare maggiore, al di sotto del quale si può ammirare una cancellata in ferro a quadrilobi raccordati con chiodi a forma di fiore, attraverso cui si accede alla Cappella delle Reliquie, con ricchi armadi intagliati dallo stesso Calcioni (1708) entro cui si conservano preziosi reliquiari, tra cui quello di San feliciano (1673).Davanti alla Cappella una porta conduce alla cripta, di origini antichissime ed oggetto di numerose trasformazioni. Essa risale all’età romanica, alla prima metà dell’XI secolo ed ha subito un radicale rifacimento fin dal XVI secolo e un prolungamento, realizzato nel terzo decennio dell’Ottocento, in tre ampi bracci che ospitano le sepolture delle famiglie nobili cittadine, con decorazioni di gusto neo-paleocristiano risalenti al 1903.
Una volta risaliti e spostati al centro della crociera si può ammirare la cupola cinquecentesca, dal profilo fortemente digradante verso il lanternino, realizzata tra il 1543 e 1548 dal muratore ticinese Filippo Salvi su progetto del fiorentino Giuliano di Agnolo Baglioni. L’interno è il risultato degli interventi successivi del Vanvitelli e del Piermarini. A decorare il tamburo quattro statue allegoriche di autore ignoto raffiguranti la Fede, la Speranza, la Carità e la Chiesa, mentre altre ventidue statue in stucco occupano altrettante nicchie volute da Piermarini lungo le pareti dei tre bracci della Chiesa.
Nel braccio sinistro si apre la cappella Jacobilli, ottagonale, costruita nel secondo Cinquecento e affrescata da Vespasiano Strada con il Martirio e la Morte di San Feliciano (1610-1620 ca). Si possono ammirarle statue in stucco degli Evangelisti e dei Dottori della Chiesa e, sull’altare, un’urna lignea dorata e finemente incisa, riferibile al XVII secolo, contenente le spoglie del beato Pietro Crisci.
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Accessibilità
Le persone disabili che arrivano in auto possono parcheggiare accanto alla Cattedrale, in Piazza del Vescovado, dove ci sono posti auto riservati. Per accedere alla Cattedrale dalla facciata principale, sita in Largo Carducci, c’è un marciapiede con alzate variabili da 5 a 10 cm; l’ingresso ha due gradini superabili con una rampa lunga cm 204 e con una pendenza del 19% circa. L’interno della Chiesa è visitabile senza difficoltà. Il servizio igienico riservato alle persone disabili si trova accanto alla Sacrestia.
Scheda accessibilità Cattedrale di San Feliciano