Si tratta dell’ex chiesa di S. Domenico consacrata nel 1351 ed annessa al convento dei domenicani, insediatisi a Foligno dal 1285. La chiesa e l’annesso convento costituiscono uno dei monumenti più rappresentativi di Foligno, pur avendo entrambi perso la propria connotazione funzionale, ma non quella architettonica, ancora ben visibile soprattutto dal portale ogivale e dall’alto campanile gotico del Trecento.
Dal Libro dei Ricordi di fra Tommaso Duranti sappiamo che il complesso conventuale di S. Domenico nel 1566 fu sottratto ai domenicani conventuali e affidato ai frati della riforma di S. Pio V. Al vuoto documentario sulle più antiche vicende strutturali del complesso si contrappone, per il periodo successivo alla metà del XVI secolo, una notevole ricchezza di documenti, riassunti nel Libro dei Ricordi. Nel 1799 i padri domenicani ripresero possesso del loro convento; nel 1806 ci fu la seconda soppressione del convento, ridotto a “spedale dé francesi”; nel 1848, durante la terza soppressione del convento, la chiesa venne usata come dormitorio per le truppe dirette a Roma; passò, in seguito alle demaniazioni ottocentesche (decreto Pepoli, 1860) in proprietà del Comune di Foligno, divenendo oggetto delle più varie destinazioni d’uso. In principio venne trasformata in stalla per i cavalli dell’esercito. Prima del 1864, inoltre, gli affreschi più notevoli furono staccati dalla chiesa e posti nella sala comunale. Ancora nel 1904 Antonio Mancinelli la ricorda come palestra ginnastica, per poi essere utilizzata, in tempi ancora più recenti, come legnaia e fucina del Comune.
Il problema del ripristino edilizio è stato posto con determinazione a partire dal 1972 e finalmente, dopo un importante intervento di recupero, la chiesa è stata recentemente trasformata in Auditorium, su progetto dell’architetto Franco Antonelli (Foligno 1929-1994). Il progetto del 1982 prevedeva la trasformazione in sala per concerti, rappresentazioni teatrali, convegni e mostre; l’inaugurazione dell’Auditorium, avvenuta il 23 ottobre 1996, ha restituito alla cittadinanza una struttura, fondamentalmente inalterata all’esterno, in grado di ospitare 662 spettatori nella sala centrale, dotata di un ridotto, un foyer, una caffetteria ed una sala video di 96 posti.
La chiesa, quindi, ha subito molteplici adattamenti, non solo lungo l’arco del Trecento e del secolo successivo (al XIV secolo risale anche il campanile in pietra con cella campanaria in laterizi che svetta a sinistra della chiesa), ma anche in tempi più recenti, quando le spoliazioni e gli scempi dell’utilizzo, dopo la definitiva demaniazione nel 1861, hanno compromesso il vasto ciclo di affreschi, peraltro in tutto o in parte coperti sin dal 1666, ma recentemente restaurati. La facciata presenta un bel portale ogivale; l’interno ha copertura a capanna, tipica delle chiese degli Ordini mendicanti e conserva l’ossatura gotica. Le moderne capriate sovrastano l’unica grande aula con transetto e abside, mentre più di una cinquantina di soggetti, oltre a vari frammenti di difficile lettura, costituiscono il complesso gruppo di affreschi che corre lungo le pareti della navata, la controfacciata e la zona absidale, definito da Giordana Benazzi “una delle testimonianze più rilevanti della pittura fra Tre e Quattrocento nell’Italia centrale”. Alcuni affreschi, staccati nel 1863, sono attualmente conservati a Palazzo Trinci, museo della città. L’impresa decorativa, che non prevedeva un organico ciclo di affreschi quanto piuttosto grandi scene o immagini a carattere votivo che si svolgevano a varie altezze, affiancandosi o sovrapponendosi, venne probabilmente realizzata in concomitanza con gli interventi strutturali effettuati prima della fine del XIV secolo, quando si tamponarono le grandi finestre archiacute della navata e si procedette alla costruzione dei due archi trasversali. Tale tipo di progetto confermerebbe la presenza di numerosi maestri e persone della loro cerchia, in un lasso di tempo di poche decine di anni tra la fine del Trecento ed i primi del Quattrocento. La stessa Benazzi postula la presenza di artisti già noti: l’orvietano Cola Petruccioli sembrerebbe essere l’autore della “porzione superiore di affresco che allude ad una più ampia scena, di cui rimane la bella cornice con un busto di Profeta in un compasso e in un finissimo giro di angeli che facevano corona alla parte centrale della composizione, ora perduta (forse un’Incoronazione)”. All’ambito orvietano rinviano anche altre scene: un frammento sulla stessa parete, forse addirittura dello stesso Cola, che rappresenta l’immagine del Vir dolorum sopra a figure di angeli, inserita entro un tondo, in una cornice decorata a fogliami ed un altro brano costituito da teste virili a monocromo entro cornici con clipei. In più scene è individuabile la mano del folignate Giovanni di Corraduccio: sicuramente nella figura di un santo con committente, forse S. Gregorio, sulla parete sinistra, vicino ai dipinti dell’orvietano e probabilmente nelle scene del Martirio di S. Sebastiano e dello Sposalizio mistico di S. Caterina, dipinte sulla parete opposta.
In diverse scene, come quella raffigurante Cristo in casa di Marta e Maria, si riconosce la mano di un altro notevole maestro presente in altri luoghi della città (S. Caterina, S. Francesco, Pinacoteca) e in alcuni centri vicini (Trevi, Montefalco), denominato grazie al suo capolavoro “Maestro dell’abside destra di S. Francesco a Montefalco”.
Tra i brani collocabili nel XV secolo più avanzato, degna di nota è la raffigurazione della Madonna di Loreto che, posta dentro una nicchia della parete sinistra in seguito ad uno stacco che ne ha sacrificato la parte inferiore, sembra condurre, per qualità pittorica e stilistica, al nome di Bartolomeo di Tommaso.
Da ricordare è, inoltre, la figura di S. Sebastiano, in basso, sulla parete opposta, la quale mostra i caratteri dell’Alunno giovane.
Il convento attiguo, in un primo tempo sede della caserma e successivamente (1928-1971) del Collegio comunale “Pietro Sgariglia”, retto dai padri somaschi, presenta all’interno un ampio chiostro, con porticato realizzato tra il 1598 e il 1623 e loggiato superiore.
Informazioni: tel. e fax 0742- 344563
Prenotazioni visite guidate: Fulginart soc. coop. a.r.l., tel 0742-357989 / 330580; fax 340496
e-mail: auditorium@comune.foligno.pg.it
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Per la prenotazione delle Sale dell’Auditorium
Orario: ore 9 – 13 (dal lunedì al venerdì)
Telefono: 0742-344563 – 3330393; fax 344563
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A chi rivolgersi: Saulo Stoppini
Accessibilità
Per Giungere all’Auditorium San Domenico vi sono dei parcheggi per disabili a fianco dell’ingresso della chiesa di Santa Maria in Fraportas.
L’ingresso si trova, in Largo Frezzi ed è servito da uno scivolo con pendenza agevole. La porta d’ingresso è ampia e agevole.
La struttura dell’ auditorium dispone di posti riservati alle carrozzine, e di bagni accessibili.