Ubicato a poche decine di metri dalla cattedrale, si tratta di un oratorio di origini rinascimentali (1494), con facciata ristrutturata dall’architetto Vincenzo Vitali nel 1830. Le origini dell’oratorio, nato come santuario mariano, sono legate ad un evento miracoloso avvenuto nel 1489 nella casa dell’aromatario Niccolò di Giacomo, nel rione della Croce, dove un’immagine della Madonna affrescata su un muro divenne protagonista di una ierofania (una lacrimazione o una essudazione). La folla di fedeli che accorreva in adorazione dell’immagine determinò l’acquisto della casa da parte delle autorità religiose e civili e, sulla base della concessione del vescovo Luca Cibo, l’edificazione di una chiesa, realizzata secondo i canoni rinascimentali (pianta centrale, forte sviluppo in altezza dei muri perimetrali ornati internamente da nicchie). Alcuni studiosi attribuiscono allo scultore Francesco di Bartolomeo da Pietrasanta, in quegli anni presente a Foligno, il progetto della chiesa, ma non vi è alcun documento che lo attesti. Chiunque sia stato l’autore del progetto, non ritenne opportuno porre l’immagine miracolosa della Madonna Annunciata, chiamata, appunto, con vezzeggiativo affettuoso, Nunziatella, in posizione centrale, lasciandola, invece, al suo posto, nell’angolo sinistro della parete di fondo e disponendola all’interno di una delle nicchie semicircolari della chiesa, impostate su un gradino che corre lungo tutto il quadrato della pianta. Quello che oggi il visitatore può ammirare all’interno sono i cinque altari, quattro all’interno della cappella e uno in sacrestia, collocati all’interno di grandi nicchie. Sulla parete di fondo due altari: a sinistra, il principale, che presenta, all’interno di un’edicola lignea finemente intagliata e dorata, l’immagine miracolosa della Madonna, commissionata da Niccolò di Giacomo ad un ignoto artista del ‘400. All’interno dell’edicola, sulla destra, figurava l’Angelo annunziante di Lattanzio di Nicolò, trasferito alla fine dell’Ottocento presso la Pinacoteca civica e trafugato nel 1980. Sullo sfondo un affresco attribuito a Giovanni Antonio Pandolfi da Pesaro o ad Ercole Ramazzani di Arcevia, datato 1575, raffigurante lo Spirito Santo fra angeli e, in basso, San Feliciano e il Beato Pietro Crisci; nella lunetta il Padre eterno tra cherubini.
A destra l’unico altare di cui si conosce il patrono, quello dedicato a San Giovanni Battista, un tempo patrono della città. Esso è affrescato con il Battesimo di Cristo, opera del Perugino risalente al 1513 circa (1505-1508 0 1512-1513). Nella calotta è raffigurato l’Eterno adorato da due angeli. Committente dell’opera fu Giovan Battista Merganti, illustre personaggio folignate, come attesta l’iscrizione posta sotto la lunetta e lo stemma della famiglia al margine superiore sinistro dell’affresco. Quest’ultimo rimanda a precedenti produzioni del Perugino, in primis all’affresco della Sistina, ripreso, con varianti, nella tavoletta di Vienna, nel polittico di Sant’Agostino e in numerose predelle. Il primo piano del dipinto è costituito dal fiume Giordano, posizione che permette sia di assolvere alla funzione catartica di purificazione dello spettatore, il quale ha la sensazione di immergersi in quelle stesse acque, sia di ravvicinare alla Terra Santa la città di Foligno, adombrata nel paesaggio fluviale e collinare, posta come è ai piedi di colline e all’epoca circondata dai due corsi d’acqua del Topino e del Menotre.
Al tema della nuova Gerusalemme rimanda anche il terzo altare, collocato sulla parete destra, con l’altare ligneo della Madonna di Loreto. Ora rimane la scritta “A Nazaret ecce donum”, posta lungo la trabeazione: un dono che viene da Nazaret. Vi figurava la tela della Madonna di Loreto, ora nella Pinacoteca civica.
Nella parete di sinistra si trova il quarto altare dedicato al Crocifisso: al centro un crocifisso di tela gessata, opera di un artista locale del XVII secolo; ai lati figurano dipinti ad affresco la Madonna, Maria Maddalena e San Giovanni; nella lunetta Angeli piangenti. Con la rappresentazione del Calvario si completa il trasferimento di sacralità dalla Terra Santa a Foligno. Il dipinto, di recente attribuito al francese Noel Quillerier, presente a Foligno negli anni 1625-26, fu eseguito tra il 1621, anno in cui il vescovo Feliciani fece rimuovere gli originari altari di San Michele e di San Rocco, le cui tavole sono conservate nella Pinacoteca civica (nel tempo, infatti, i cinque altari di cui fu dotata la Nunziatella, furono in breve arricchiti con immagini di santi terapeutici: oltre agli già citati San Michele e San Rocco, altri altari furono dedicati a San Sebastiano e Sant’Antonio. Nota è, infatti, la funzione apotropaica di San Rocco e San Sebastiano, che proteggevano da malattie endemiche come la peste; altrettanto importanti i ruoli di Sant’Antonio abate, protettore degli animali e di San Michele Arcangelo, vincitore del demonio nonché psicopompo, ossia pesatore delle anime) e il 1643, quando l’altare del Crocifisso è attestato dalla visita pastorale del vescovo Montecatini.
Nella sacrestia, eretta nella casa limitrofa, fu collocato il quinto altare, della Deposizione, dove fu affrescato il Compianto sul Cristo morto, complessa composizione piramidale con il Cristo seduto su una roccia, la Madonna, la Maddalena e San Giovanni evangelista. Sulla sinistra del gruppo è raffigurata una parete rocciosa in cui si apre il sepolcro con Nicodemo e un angelo. L’affresco, ora molto deteriorato, è stato in passato attribuito a Raffaello, a Lorenzo Lotto e ad Andrea Mantegna. Ultimamente la critica è orientata verso i nomi di Giannicola di Paolo, del friulano Pordenone e del pavese Benedetto di mastro Gaspare, documentato a Foligno nel 1511.
Nella sacrestia è possibile ammirare il torchio utilizzato per la prima stampa della Divina Commedia.
Per maggiori informazioni: tel. 0742 357989 – 0742 330580
Accessibilità
Essendo il monumento collocato a circa 300 metri da Piazza della Repubblica, si consiglia alle persone disabili che arrivano in auto di parcheggiare, se muniti di permesso, nella Piazza stessa, oppure accanto alla cattedrale di San Feliciano (Piazza del Vescovado) dove ci sono posti auto riservati. Il percorso per raggiungere l’Oratorio ha una pavimentazione in pietra sconnessa. Per accedervi, le persone disabili possono suonare un campanello posto, insieme al citofono, all’ingresso, ad un’altezza di cm 133, per farsi aprire le porte a due ante che conducono alla sacrestia. All’ingresso della sacrestia c’è un breve scivolo ripido; esiste anche un altro ingresso con piccoli gradini, che conduce direttamente al vero e proprio spazio dell’oratorio, al cui interno ci sono piccoli gradini di 3/4 cm. Non ci sono servizi igienici. Sono disponibili visite guidate in inglese e francese.
Galleria
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